Il dialogo fra insegnanti, educatori e genitori: un’alleanza preziosa
La cronaca evidenzia con sempre maggiore frequenza le aggressioni compiute nei confronti degli insegnanti, degli educatori, sia dagli alunni sia dai genitori, un fenomeno che appare dilagare nella nostra contemporaneità.
Che ne è stato dell’alleanza scuola-famiglia? Che ne è stato del dialogo fra genitori, insegnanti, educatori?
In tempi non infinitamente lontani quando si rientrava a casa con una nota da parte dell’insegnante la prima risposta dei genitori era “te la sarai meritata”, senza appello in prima battuta. A questa poteva seguire un confronto fra genitori e insegnate per capire cosa fosse accaduto, ma in una prospettiva di progetto educativo comune non di strenua difesa delle rispettive posizioni.
Oggi osserviamo situazioni estreme, dove i docenti sono costretti a frequentare degli incontri formativi con gli avvocati per meglio comprendere come scrivere le note sul diario al fine di non incorrere in denunce, o peggio, da parte dei genitori.
Cosa è successo? Come mai si è rotta questa preziosa alleanza scuola-famiglia? Possibile che tutti si sentano migliori degli altri?
La preziosità di un buon insegnate, di un buon educatore
Personalmente ritengo che troppo frequentemente venga, purtroppo, sottovalutato il ruolo degli insegnanti e degli educatori in senso più generale, al di là delle materie di insegnamento. Questi professionisti hanno un ruolo fondamentale sia nell’accompagnare il bambino, il ragazzo, nella sua crescita, sia nel sostenere e accogliere le preoccupazioni genitoriali. Questo viene fatto mediante il dialogo.
Sono fra i primi che possono accorgersi di una particolare difficoltà del loro alunno, del bimbo che seguono al nido se si tratta di educatori, e questo consente loro di avvisare per tempo i genitori circa la necessità, l’opportunità, di confrontarsi con altri professionisti per meglio indagare quanto stia accadendo. Sono alleati della famiglia e dei figli di questa anche nei casi più gravi, ovvero laddove si palesi una diagnosi che richiede specifiche attenzioni e una presa in carico educativa maggiormente personalizzata.
Solamente dall’incontro fra genitori e insegnanti/educatori è possibile sostenere al meglio il bambino, il giovane, nel suo percorso di crescita personale e sociale.
Sfortunatamente la cronaca, sempre più spesso, mette in evidenza una situazione oppositiva e conflittuale fra questi adulti che rischia di confondere i piccoli che si trovano in mezzo a quelle che, in alcuni casi, diventano vere e proprie faide fra i loro adulti di riferimento.
Affrontare le nuove manifestazioni del disagio contemporaneo
La società contemporanea e la scuola, a partire dai nidi, si trovano oggi a confrontarsi con nuove e diverse problematiche, nuove manifestazioni del disagio, nuovi quadri patologici, nuovi sintomi, e, pertanto, non si può prescindere da una forte alleanza scuola-famiglia per leggere fra le righe di queste manifestazioni e aiutare lo studente o il bimbo che frequenta il nido.
L’emergere di un sospetto circa possibili difficoltà di un bambino, di un allievo portano l’istituzione a segnalare la situazione ai genitori mediante un colloquio in cui, congiuntamente, si parla dello stesso e, insieme, ci si confronta e si studiano strategie adeguate e personalizzate.
Il colloquio istituzione-famiglia in presenza di possibili difficoltà
Questi incontri non sono facili per nessuna delle due parti, l’insegnante deve dosare bene ciò che dice e non allarmare i genitori, i genitori devono ascoltare un estraneo che dice loro qualcosa di potenzialmente difficile da accettare circa il proprio figlio. Questa comunicazione rischia di smuovere determinati equilibri e richiede, inevitabilmente, una messa in discussione e una messa in gioco dei diversi attori, delle loro competenze, una rimodellazione delle aspettative, insieme alla gestione dell’emotività derivante da questa potenziale nuova condizione.
Insegnanti ed educatori a supporto dei genitori
La difficoltà dei genitori in questa fase è spesso evidente, alcuni rifiutano in blocco qualsiasi comunicazione da parte della scuola e decidono di non intraprendere alcun approfondimento specialistico perdendo tempo prezioso e aumentando il grado di frustrazione del figlio che, magari, rimane indietro rispetto ai coetanei. Compito dell’insegnate in questo momento è quello, per quanto possibile, di deangosciare i genitori, di rinforzarli nelle loro capacità, di sostenerli in questo sbandamento, anche se non sempre questo è possibile.
Risulta a questo punto più agevole comprendere come la figura dell’insegnate sia preziosa, al di là della materia che insegna.
Alleanza istituzione-famiglia
“I mestieri più difficili in assoluto sono nell’ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo” Sigmund FreudIn queste circostanze risulta prezioso che scuola e famiglia mantengano chiaramente la loro posizione senza ingenerare confusione e senza creare tensioni, ma stipulando un’allenza che ha come obiettivo quello di guardare ai bisogni dell’alunno, valorizzando le sue capacità, motivandolo a lavorare, nonostante le difficoltà, rispettando i diversi ruoli e puntando ad obiettivi educativi comuni che pongano al centro il bambino, il giovane studente e non un ideale di questi.
Due note per i clinici
Quando il clinico incontra gli insegnanti, gli educatori, che si rapportano ad un bambino, ad un ragazzo, con queste difficoltà è importante che tenga ben presente come gli interrogativi di questi si articolino essenzialmente attorno a diversi assi: la necessità di un’approfondita comprensione del disturbo e dei comportamenti emotivi e relazionali dell’alunno, questo al fine di poter, a loro volta, meglio organizzare i propri obiettivi educativi e didattici in linea con le risorse e le difficoltà di quel determinato soggetto. In contesto scolastico, un approfondimento di tutti questi aspetti consente all’insegnante di stilare dei criteri di giudizio e uno schema valutativo che sia specifico per quella situazione e tenga conto del soggetto nella sua globalità.
In fondo anche gli insegnanti e gli educatori, in un certo qual senso, hanno bisogno di rassicurazioni e di comprendere meglio le diverse dimensioni della problematica al fine di abbassare il livello di ansia connesso alla situazione nuova e mettere in campo le risorse migliori per valorizzare, da un lato, le capacità del bambino, del ragazzo, e non inchiodarlo a ciò che non riesce a fare, e, dall’altro, supportare i genitori aiutandoli a vedere i progressi e i successi invece dello scarto esistente fra figlio ideale e figlio reale.
Se foste interessati ad approfondire maggiormente le dinamiche che si creano nel vostro lavoro quotidiano quando incontrate i genitori o se desideraste interrogarvi sulla vostra specifica e singolarepratica clinica potete richiedere un consulto semplicemente scrivendo qui.
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