Il cortocircuito dell’aspettativa insoddisfatta. Come conciliare aspettative e vita felice
In queste righe ci soffermeremo su un tema che spesso emerge in seduta e che, con buona frequenza, è motivo di sofferenza, spesso di grande sofferenza, laddove chi delude è il partner: aspettativa.
“Mi aspetto che mio marito (il mio compagno) capisca” o “Mi aspetto che se io mi comporto così anche la mia amica faccia lo stesso” o “Mi aspetto che la mia collega faccia così perché è la cosa più logica” e molte frasi simili sono indice della grande aspettativa che viene riversata sugli altri, sulle azioni che questi dovrebbero compiere o i pensieri che dovrebbero avere.
Aspettativa: due parole su questo significante
Il termine “aspettativa” deriva da “aspettare” il cui significato è “Essere con la mente e con l’animo rivolti a persona che deve arrivare o a cosa che deve accadere” come sottolineato dall’Enciclopedia Treccani.
Posta questa definizione mi soffermerei sul termine “deve”. Perché “deve”? In base a cosa l’altro “deve”? Chi decide cosa “deve” accadere? In base a quale criterio?
Aspettative e scene di vita quotidiana
Spesso ci ritroviamo ad avere nei nostri stessi confronti delle aspettative molto alte, quasi ideali, e quindi, per natura, irraggiungibili in quanto vi è sempre uno scarto fra l’idea di un qualcosa e la realtà. Uguali elevate aspettative capita di rivolgere agli altri (partner, amici, colleghi, parenti, …) i quali, essendo altro da noi, non possono purtroppo realizzarle come noi vorremmo.
Tutto questo rischia di portare sofferenza creando un cortocircuito quando tutta questa aspettativa viene disattesa dall’altro. Chiamerei questo movimento “cortocircuito dell’aspettativa insoddisfatta”.
Il “cortocircuito dell’aspettativa insoddisfatta”
Riversare sugli altri (partner, amici, colleghi, parenti, …) la nostra aspettativa è un’esperienza comune e facilmente osservabile nelle dinamiche quotidiane fra esseri umani. Cosa succede però quando queste aspettative diventano molto rigide, quasi un dictat, un dovere al quale l’altro deve attenersi? Cosa accade nel momento in cui ci si aggrappa rigidamente a queste aspettative arrivando, addirittura, a litigare con l’altro?
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che già di per sé l’aspettativa genera una certa quota di ansia. (Per un approfondimento sul legame fra aspettativa e fallimento, mi permetto di rimandare all’articolo “Paura di fallire. Perché ci spaventa e come superarla”)
Dinamiche di coppia
“Possibile che mio marito (il mio compagno) non ci arrivi?” “Sì.” (Non me ne vogliano gli uomini)
È possibile che l’altro, in questo caso marito o compagno, non arrivi a soddisfare l’aspettativa della sua donna su un dato tema, ma non necessariamente per cattiva fede, ma perché questi è un soggetto a sé stante. Cosa significa ciò? Significa che l’altro si comporta, agisce, parla, in funzione di ciò che è lui, delle proprie aspettative, desideri, fantasmi, paure, ed è possibile, molto probabile, che solo per puro caso, di tanto in tanto, il partner (l’altro in generale) risponda esattamente alle nostre aspettative. È statisticamente molto probabile che l’altro non soddisfi tali aspettative, a maggior ragione se queste non vengono espressamente verbalizzate.
È importante fare attenzione a questa dinamica in quanto riversare costantemente sull’altro delle aspettative che, la maggior parte delle volte, vengono disattese può, alla lunga, generare malumore, sconforto e sfiducia. Con il passare del tempo, queste aspettative disilluse possono portare ad un crescente conflitto con l’altro. Più l’altro è prossimo (es. il partner) più l’aspettativa tende ad essere alta, più la delusione per la mancata aderenza alle aspettative sarà forte.
Amicizia fra donne e amicizia fra uomini: un esempio pratico di diversità
Nelle relazioni donne e uomini si approcciano molto diversamente. La clinica mostra delle differenze sostanziali nelle amicizie fra donne e nelle amicizia fra uomini.
Le donne, generalmente, condividono temi di grande intimità, mentre gli uomini coinvolgono l’altro su argomenti più leggeri, meno personali. Laddove le donne tendono maggiormente a confrontarsi sull’educazione dei figli e su come vada sotto le lenzuola con il marito, gli uomini sembra che preferiscano parlare di calcio, auto e moto.
Alla base di questo vi è una capacità introspettiva diversa fra donne e uomini, un desiderio di condivisione differente, la ricerca di un legame con caratteristiche proprie, bisogni diversi.
L’amicizia fra donne si caratterizza per componenti più intime e supportive, mentre l’amicizia fra uomini si situa su un versante più fisico, professionale. Le donne si trovano per chiacchierare, gli uomini si trovano per giocare a calcetto. L’amicizia fra donne parrebbe più implicante, mentre quella fra uomini più evitante.
“Funzioniamo” in maniera diversa. Uomini e donne sono esseri umani differenti.
Domande aperte
Esaminato quanto sopra, come mai ci aspettiamo sempre che l’altro agisca o pensi come noi agiremmo o ci comporteremmo? Come mai siamo così in difficoltà nel considerare l’altro come separato da noi e autonomo nelle sue scelte? Perché litighiamo e discutiamo con il partner sempre sugli stessi punti? Saremmo veramente così felici se l’altro anticipasse costantemente i nostri desideri realizzando ogni nostra aspettativa?
“[…] fu una scintilla inaspettata che accese la notte e la mia vita. So che le cose belle spesso accadono all’improvviso, a volte proprio quando hai smesso di desiderarle […]” (o di aspettartele, n.d.a.).
Lorenzo Marone, Un ragazzo normale, Feltrinelli, febbraio 2018
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