Coronavirus: infezione psichica e infezione virale. Abbassare il rischio psicosi collettiva

Il Coronavirus è arrivato in Italia, soprattutto è arrivato a bussare alla nostra porta, tutte le scuole d’Italia di ogni ordine e grado sono chiuse. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’epidemia un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.
In questi giorni quello che noto, in via privilegiata, durante le sedute o dalle telefonate che ricevo, è che Covid19 più che configurarsi come un’infezione virale che minaccia la nostra salute, sta prendendo sempre di più le forme di un’infezione psichica che colpisce la nostra mente.

Coronavirus e social network

Il clima di paura che in queste ore è cresciuto grandemente viene amplificato dai social network e, a tal proposito, concordo pienamente con il parere del Collega Vincenzo Gesualdo, presidente dell’Ordine degli psicologi della Puglia il quale afferma chiaramente “Il mio consiglio è di ignorare le notizie spesso fuorvianti che si leggono sui social network, poiché veicolano solo terrore.
In questo particolare momento storico di fatica di fronte a questa nuova emergenza chiamata Coronavirus, emergenza che sembra incarnare le fantasie più terribili che i film ci hanno raccontato negli ultimi anni, i social network – dove, lo ricordo, chiunque può dire la sua – rischiano di veicolare e amplificare una psicosi collettiva, legata alla diffusione di segnalazioni e informazioni false o, quantomeno, non verificate attentamente.

L’importanza delle fonti ufficiali: Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità

È fondamentale affidarsi ai dati scientifici, alle comunicazioni diffuse dalle autorità pubbliche competenti e alle indicazioni di cautela e prevenzione fornite da fonti ufficiali quali il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità.

Nuovo coronavirus - Dieci comportamenti da seguire

Uso della mascherina Coronavirus quando indicato

Coronavirus “soggettivo” e Coronavirus “oggettivo”

Quando parliamo di Coronavirus non dobbiamo mai dimenticare che non ci stiamo solamente confrontando con una forma virale medicalmente definita, ma anche con un Coronavirus “soggettivo” che è l’incarnazione delle nostre paure e dei nostri timori.
Covid19 ha una dimensione oggettiva data, ad esempio, da una definizione riconosciuta a livello mondiale: “I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie.” (Fonte: Istituto Superiore di Sanità).
Ciascuno di noi, allo stesso tempo, dovrà però anche confrontarsi con un Coronavirus “soggettivo” ovvero con una difficoltà personale, che varia da individuo a individuo, in relazione al proprio vissuto psicologico, alla propria sensibilità, alle emozioni e alle paure che il tema suscita e apre in lui.

La percezione del rischio

Su tale argomento trovo molto puntuale il comunicato del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi nel quale si afferma: “La ‘percezione del rischio’ può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico che non solo sono quasi sempre del tutto ingiustificate ma aumentano il rischio perché portano a comportamenti meno razionali e ad un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo.”
Sicuramente le misure straordinarie e senza precedenti che da sabato 22 febbraio sono state adottate, dopo le prime vittime italiane del Coronavirus e i casi di contagio, ovvero cittadine isolate, scuole e università chiuse, eventi annullati, protocolli d’emergenza, smart working per tutti i lavoratori, che hanno portato ad osservare una Milano quasi deserta, stazioni ferroviarie e metropolitane vuote in orario di punta, hanno, di fatto, contribuito, da un lato a contenere il diffondersi del virus, ma dall’altro a far scoppiare la fobia. La medaglia ha sempre due facce.
Dobbiamo però ricordarci che un atteggiamento psicologico lucido e critico nei confronti della situazione può aiutare non solo chi lo attua ad essere più sereno e ad applicare con lucidità i dieci comportamenti da seguire redatti congiuntamente da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, ma anche familiari, amici e colleghi, innescando un circuito virtuoso, e aumentando la resilienza (la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità) dei singoli, della famiglia, della comunità.
Avere dei timori e delle paure è normale, fa parte del nostro essere umani e fragili di fronte alla potenza della natura, ma non sono adeguati o giustificati l’ansia generalizzata, l’angoscia o il panico, che portano ad assaltare e svuotare supermercati e farmacie. Questi comportamenti e vissuti psichici non sono di aiuto a nessuno e, al contrario, sono controproducenti.

Ci troviamo davanti ad un’emergenza sociale in Italia, non solo sanitaria ma anche emotiva e psichica, potenzialmente in grado di incidere traumaticamente soprattutto sulle persone più fragili e deboli. Adottare comportamenti responsabili atti ad evitare la diffusione del panico e di una psicosi collettiva per il Coronavirus è fondamentale.

Dati scientifici

«L’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi, causa sintomi lievi e moderati – una specie di influenza – nell’80-90% dei casi», avverte Giovanni Maga, ricercatore del Cnr […] «Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza». Non sempre però, perché secondo i dati disponibili finora si calcola anche che «il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva». Questi gli effetti nel complesso. Ma le conseguenze variano a seconda del paziente: «Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone sopra 65 anni o con patologie preesistenti o immunodepresse – sottolinea ancora il direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche – sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza». (Fonte: Il Sole 24 Ore)

Brevi annotazioni conclusive

• L’eventuale esposizione al virus non è sinonimo di malattia e la contagiosità non equivale alla reale pericolosità per la salute umana, infatti esistono indicazioni pratiche per ridurre il pericolo: Dieci comportamenti da seguire.
Timori e paure sono assolutamente normali ma non l’ansia generalizzata, l’angoscia o il panico, che non aiutano e sono controproducenti.
Adottare comportamenti responsabili atti ad evitare la diffusione del panico e di una psicosi collettiva per il Coronavirus è fondamentale ed è un dovere di tutti.

 


In ottemperanza alle indicazioni del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, nel rispetto delle disposizioni del DPCM dell’11 marzo 2020 volte al contenimento del contagio da Coronavirus e in sintonia con le direttive dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia si segnala che lo Studio resterà regolarmente aperto, ma tutte le sedute, i primi colloqui e le supervisioni avverranno in modalità on line (Whatsapp video o Skype) o telefonica.

Laddove desideriate approfondire e affrontare maggiormente i vostri timori e paure legate all’emergenza sanitaria in atto possiate richiedere un consulto, semplicemente cliccando il bottone qui sotto, ed essere ricevuti già in settimana.

Fisso un appuntamento ora…

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Dott.ssa Valentina Carretta