Lockdown e alimentazione. Isolamento, incertezza, ansia riacutizzano e promuovono l’insorgenza dei disturbi alimentari.
Coronavirus e lockdown incidono fortemente sulla riacutizzazione e sull’insorgenza dei disturbi alimentari. Tutti i giorni ci troviamo a vivere nell’incertezza legata al non sapere cosa accadrà domani a causa delle nuove misure restrittive per evitare la diffusione del Covid che, pian piano, prendono forma sotto i nostri occhi.
Nuovi casi di pazienti con disturbo alimentare dopo il primo lockdown
A partire dal mese di giugno 2020 sono aumentate le richieste di primi colloqui per iniziare una terapia a causa del riacutizzarsi di un disturbo alimentare che sembrava risolto prima dell’avvento del Coronavirus o che è insorto proprio durante i giorni della quarantena.
Cos’è successo durante il lockdown che ha fatto aumentare i disturbi alimentari
I giorni di quarantena mettono le persone a dura prova in quanto, a causa della ridotta socialità e attività, non è possibile riempire, bulimicamente, le agende di cose da fare per non pensare e questo porta al naturale incontro con se stessi e con quelle paure e quei fantasmi che, per tanto tempo, erano stati messi nel cassetto.
Questo virus ci ha colti tutti di sorpresa, impreparati e, tutt’oggi, i suoi effetti rimangono imprevedibili lasciandoci in quella condizione di sospensione che non consente la consueta organizzazione e pianificazione. Nei disturbi del comportamento alimentare la componente del controllo gioca un ruolo molto importante e, certamente non è facile, vivere in un momento storico in cui è estremamente difficile avere il controllo in quanto, di settimana in settimana, lo scenario cambia e i DPCM si susseguono. Una persona che soffre di anoressia, bulimia, binge eating, … ha la necessità di controllare e deposita nel rapporto con il cibo questo bisogno riversando a tavola ansie, frustrazioni e paure incrementate da questa condizione di incertezza e sospensione.
Si intuisce facilmente come il lockdown, anche se solo la parziale, amplifichi grandemente il disagio psicologico già nei soggetti che non stavano attraversando momenti particolarmente critici nella loro vita, figuriamoci se tutta questa pandemia si appoggia sulle spalle di una persona già in difficoltà. Inoltre, non bisogna dimenticare, che, spesso, i disturbi alimentari sono tenuti nascosti alla famiglia o al coniuge e, in un contesto come il lockdown diventa difficile mantenere tale segreto. Unitamente a ciò, è spesso il clima familiare che contribuisce, involontariamente, all’insorgenza e al mantenimento di un disagio psichico e, l’impossibilità di uscire di casa, che costringe il soggetto a non avere alcuno stacco da detto clima, può funzionare da detonatore di un disturbo alimentare.
Il clima di paura vissuto in famiglia e circolante nelle telefonate e nelle videochiamate con amici e parenti, unitamente alle tante preoccupazioni per la salute e il lavoro, hanno sottoposto i più giovani ad uno stress continuo, a tratti insostenibile. I disturbi alimentari insorti in questo frangente possono quindi essere ragionevolmente letti come una manifestazione di questo disagio. Non è infrequente notare come bambini e ragazzi abbiano iniziato a sviluppare forme di selettività alimentare, restrizioni importanti nell’assunzione di cibo, fino al totale rifiuto.
Disturbi alimentari in crescita del 30% nei giorni del primo lockdown
L’Osservatorio epidemiologico del Ministero della Salute, ha evidenziato come, da febbraio a maggio, vi sia stato un incremento del 30% di casi di disturbi del comportamento alimentare nei bambini e nei preadolescenti.
“Questa tendenza, già presente in generale da alcuni anni con un abbassamento dell’età di esordio, costituisce uno dei fattori più preoccupanti di quella che si configura come una vera e propria epidemia e ha visto un picco nel periodo del lockdown con aumento di persone con anoressia nervosa, arfid (disturbo evitante-restrittivo nell’assunzione di cibo), disturbi selettivi dell’alimentazione, disfagie. […] In questo momento il 30% dei nostri pazienti, anche ricoverati a Todi, sono sotto i 14 anni, con patologie sovrapponibili a quelle dei ragazzi più grandi, ma con conseguenze più gravi vista la giovane età.”.
L’importanza di chiedere aiuto ad uno specialista
Dai disturbi alimentari si può guarire, ma è fondamentare chiedere aiuto ad uno specialista e ammettere a se stessi di essere difficoltà, che vi siano, ad esempio, comportamenti eccessivi o pensieri ossessivi da indagare meglio per riconquistare un equilibrato rapporto con se stessi e con il cibo e tornare ad avere una vita serena.
Parlarne aiuta, ti consente di comprendere meglio, di fare chiarezza e acquisire maggiore consapevolezza di te. Parlarne è il primo passo per affrontare i disturbi del comportamento alimentare.
Il disagio legato a quanto stai vivendo in questo momento può essere superato. Puoi affrontare e superare questa problematica parlando con una specialista preparata che ti aiuterà stando al tuo fianco senza giudicarti.
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