Binge eating. Conoscerlo per affrontarlo e superarlo.

La pratica clinica e il confronto con la comunità scientifica evidenzia come, fra i giovani e i giovani adulti, sia sempre più diffuso un disturbo alimentare chiamato Disturbo da binge eating o Disturbo da alimentazione incontrollata.

Che cos’è il Binge eating?

Il binge eating disorder (in sigla BED) è un disturbo alimentare caratterizzato essenzialmente da ricorrenti episodi di abbuffate, seguite da senso di colpa e vergogna, non associate a condotte compensatorie inappropriate e da un marcato disagio riguardo alle abbuffate (per ulteriori approfondimenti sui Criteri diagnostici). Il termine significa, infatti, letteralmente “abbuffata di cibo”.

Effetti del binge eating disorder sul corpo, sulla psiche e sulle relazioni

Chi soffre di questo disturbo acquista peso progressivamente, in tempi più o meno rapidi, ma è probabile che evolva da sovrappeso a obesità grave. Questa porta con sé, in molti casi, un marcato disagio psicologico legato alla propria immagine corporea, difficoltà nelle relazioni sociali, depressione, ansia, peggioramento della qualità di vita e scarsa autostima (per ulteriori approfondimenti mi permetto di rimandare alla lettura di “Obesità, sovrappeso e disturbi alimentari: una lettura psicoanalitica”).

Cosa succede di preciso durante un’abbuffata e come si svolge

Durante un’abbuffata il soggetto può ingurgitare dalle tremila alle trentamila calorie in circa venti/trenta minuti, ovvero una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui riuscirebbe a mangiare nello stesso tempo e in circostanze simili. Atteso che il soggetto si vergogna profondamente quando mette in atto questi comportamenti, caratterizzati anche dalla sensazione di perdita di controllo, di non riuscire più a fermarsi, in terapia emerge come le grandi abbuffate avvengano, generalmente, di nascosto, di notte, lontano dagli sguardi dei familiari o del coniuge.

Cosa possono fare familiari e amici

Mettere il lucchetto al frigo e alla dispensa non serve, anzi. È fondamentale aver ben presente il fatto che quando ci troviamo dinnanzi ad un comportamento alterato con il cibo c’è sempre qualcosa d’altro che sottende a questa dinamica. Il cibo non è solo cibo. Il cibo può essere anche uno strumento molto efficace per placare/contenere l’ansia e l’angoscia. Capite bene, quindi, come non sia di alcuna utilità mettere i lucchetti, mentre invece sia fondamentale andare ad indagare quali siano le fonti di tale ansia e angoscia che hanno necessità di essere trattate mediante l’oggetto cibo. Questa indagine avviene tramite una psicoterapia. In tale direzione è di grande aiuto lo sguardo attento di un genitore, ma anche di un insegnante, del coniuge, che può cogliere i primi segnali di un disagio, di un disturbo più strutturato, così da non scambiare quanto accade per un semplice problema di sovrappeso da liquidarsi con una dieta (per ulteriori approfondimenti mi permetto di rimandare alla lettura di “Obesità, sovrappeso e disturbi alimentari: una lettura psicoanalitica”).

Cosa ci dicono i dati e la pratica clinica in merito al binge eating

I disturbi alimentari sono in crescita e l’età di chi ne è affetto si sta rapidamente abbassando tanto che non è più così infrequente che io riceva genitori, anche di bambini di 6/8 anni che hanno grosse difficoltà con l’alimentazione. Le statistiche ci dicono che, con un bambino su quattro, l’Italia è il primo Paese in Europa per casi di obesità infantile (Dati Istituto Superiore di sanità). Mi preme inoltre segnalare come la clinica ci mostri quotidianamente che sovrappeso e obesità siano un fattore di rischio rispetto ai disturbi dell’alimentazione veri e propri in età adulta.

Come affrontare questo disturbo alimentare

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Risolvere le difficoltà e superare un disturbo alimentare è possibile. Puoi affrontare tutto questo accompagnata e sostenuta da una specialista preparata, senza paura del giudizio o timore di fallire.

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Dott.ssa Valentina Carretta