Anoressia, bulimia e obesità: breve introduzione ai disturbi alimentari
I disturbi alimentari sono malattie che hanno a che fare con l’amore e le relazioni.
Prima di adentrarci nel tema e fare questa breve introduzione ai disturbi alimentari, mi preme siano chiari al lettore alcuni punti:
- i disturbi del comportamento alimentare non possono essere ridotti a semplici disturbi dell’appetito anche se “anoressia” deriva dal greco anorexía (senza appetito) e “bulimia” da bous, bue elimos (fame da bue, enorme, smisurata);
- i disturbi del comportamento alimentare sono l’espressione di un profondo disagio interiore;
- i disturbi del comportamento alimentare sono per il soggetto che ne soffre una cura, un automedicamento, una soluzione;
- i disturbi del comportamento alimentare non sono facili da lasciar andare perché portano con loro un “tornaconto secondario”;
- i disturbi del comportamento alimentare sono un sintomo, un messaggio che può essere decifrato;
- i disturbi del comportamento alimentare sono una modalità di chiamare l’Altro a porre attenzione alla differenza esistente fra il registro del bisogno e quello del desiderio;
- i disturbi del comportamento alimentare sono uno modo per separarsi dall’Altro;
- i disturbi del comportamento alimentare possono consentire al soggetto di essere visto dall’Altro nella sua unicità;
- i disturbi del comportamento alimentare sono certamente una manifestazione soggettiva assolutamente singolare e, pertanto, è solo il soggetto che può dirci la sua verità.
Dati questi punti possiamo iniziare con questa breve introduzione ai disturbi alimentari più famosi: anoressia, bulimia e obesità.
Anoressia nervosa
La persona anoressica è un soggetto disperatamente affamato, ma non soltanto di cibo. Essenzialmente, ha fame d’amore, d’affetto, di relazioni.
Controlla tenacemente la fame del corpo dal momento che la sua autostima dipende esclusivamente dalla magrezza e questa attività di controllo occupa la sua mente per l’intera giornata, condizionando significativamente la sua vita (lavorativa e relazionale).
Ha fame di tutto e per questo rifiuta tutto nell’illusione di un’autonomia dal bisogno e dal desiderio.
Generalmente il sintomo esordisce con una dieta in vista dell’estate o con l’inseguimento di un ideale che, in quanto ideale, non è possibile raggiungere. Questo comporta, di conseguenza, una dieta infinita e l’incontro con uno specchio che non restituisce mai l’immagine del corpo ideale. Questo fenomeno per il quale il soggetto si vede nello specchio sempre grasso, pur essendo evidentemente sottopeso, prende il nome di dispercezione dell’immagine corporea.
La spinta verso la magrezza estrema è legata ad una mancata accettazione di sé e all’incapacità di fare i conti con le proprie emozioni.
La persona anoressica ritiene infatti che con un corpo magro la sua vita migliorerà, che solo essendo magra potrà essere accettata e stare in relazione con l’altro. Da non trascurare il fatto che “essere anoressica”, poter dire “io sono un’anoressica”, restituisce al soggetto un’identità e quindi il sintomo funziona da stampella identitaria.
Il digiuno e le pratiche osservate per il dimagrimento possono compromettere seriamente le funzioni vitali e, nei casi più gravi, possono portare il soggetto alla morte.
Bulimia nervosa
La persona bulimica è un soggetto dipendente dal cibo che tenta di placare la sua fame senza fine – e quindi perennemente insoddisfatta – mediante l’ingestione vorace di enormi quantità di cibo (anche crudo e surgelato), che vomita subito dopo, anche più volte al giorno.
Se nell’anoressia la variazione ponderale è manifesta, la bulimia, da questo punto di vista è più subdola in quanto il soggetto è, tendenzialmente, normopeso o leggermente sovrappeso o sottopeso e ciò fa sì che il sintomo riesca ad essere tenuto nascosto per molto tempo (anche a familiari e amici) e vissuto in totale solitudine per il senso di vergogna e di colpa.
Il tratto che entrambi questi disturbi hanno in comune è l’influenza che le forme e il peso corporeo hanno sull’autostima del soggetto e il pensiero che costantemente viene rivolto al cibo.
Se nell’anoressia incontriamo il rifiuto di “tutto e tutti”, nella bulimia incontriamo l’ingurgitamento di “tutto e tutti”.
Nella bulimia, come nella anoressia, al centro della vita del soggetto c’è il controllo del peso corporeo e la ricerca di un ideale di magrezza. La differenza consiste nel fatto che, in questo caso, il controllo viene meno e si manifesta una crisi bulimica come un fenomeno dirompente e non contrastabile.
Il soggetto, pur percependo il proprio comportamento come atipico, non riesce a sottrarsi da ciò, dal momento che questo comportamento è proprio ciò che gli permette di far fronte a forti emozioni e a vissuti di vuoto profondo e di perdita.
L’assunzione esagerata di cibo e la costante induzione del vomito – pratica molto dolorosa e, a lungo andare, estenuante – che ne segue possono compromettere seriamente le funzioni vitali e, nei casi più gravi, possono portare il soggetto alla morte.
Obesità psicogena
L’obesità psicogena – non l’obesità dovuta a disfunzioni metaboliche – si fonda su importanti fattori psicologici che evidenziano un enorme livello di sofferenza e, non a caso, è una patologia che si sta rapidamente diffondendo nelle società a capitalismo avanzato.
Sia nella bulimia, sia nell’obesità ci troviamo di fronte ad un soggetto dipendente dal cibo, ma, se nel primo caso, lo stesso si adopera con condotte evacuatorie per disfarsi di quanto ingerito, nel secondo caso ciò non avviene. Pertanto questi soggetti sono sovrappeso o obesi o grandi obesi.
Il corpo viene dimenticato dal soggetto e l’adipe viene generalmente vissuto come una barriera che lo protegge dalle sue emozioni e dall’incontro con l’altro dove il cibo sembra essere l’unica compensazione ad una modalità relazionale disfunzionale nella quale la persona obesa, per poter essere accettata e non entrare in conflitto con l’altro, cerca di conformarsi a tutte le richieste derivanti dall’altro, senza interrogarsi su ciò che realmente desidera.
L’assunzione esagerata di cibo e il significativo aumento ponderale possono compromettere seriamente la qualità di vita del soggetto e, nei casi più gravi, possono portare all’invalidità.
Nella società contemporanea sono in significativo aumento i casi di obesità nei bambini e negli adolescenti.
I disturbi del comportamento alimentare sono molto articolati e complessi, insorgono in modo silenzioso e, dal momento che coloro che ne soffrono, nella maggior parte dei casi, non riconoscono questo disturbo come un problema e si rifiutano di chiedere aiuto, allontanando da sé tutti coloro i quali (familiari e amici compresi) cercano di farlo al posto loro, tendono a cronicizzare.
Nei disturbi del comportamento alimentare il soggetto utilizza il corpo quale strumento attraverso il quale esprimere la propria sofferenza più profonda, una sofferenza che a parole non riesce a esplicitare. Il soggetto cerca così di inviare, mediante il corpo, un appello, un messaggio che l’altro dovrà decifrare. Il sintomo è la risposta ad un profondo disagio interno.
Visto l’importante coinvolgimento del corpo in questi disturbi e le implicazioni nella vita quotidiana, legate al momento dei pasti, è fondamentale un lavoro integrato non solamente fra i sanitari (psicologo, medico di base, nutrizionista…), ma anche con i familiari e gli amici di coloro i quali soffrono di queste patologie.
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