La Psicoanalisi di Sigmund Freud e Jacques Lacan a Cernusco sul Naviglio
La Psicoanalisi orienta la nostra pratica clinica con il paziente.
Il nostro approccio clinico si riferisce principalmente alle teorizzazioni psicoanalitiche di Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, e Jacques Lacan, psicoanalista francese famoso per aver posto il suo insegnamento sotto l’insegna di un ritorno a Freud.
Cosa significa concretamente fare un percorso ad orientamento psicoanalitico?
“Il principio basilare che orienta la nostra pratica analitica è l’attenzione a quel che il paziente dice, al testo del paziente.
Il colloquio psicoanalitico è caratterizzato dall’ascolto in quanto, al centro, vi è la parola del soggetto e non il sapere dello specialista che eclissa il discorso del paziente.
Durante le sedute siamo interessati a cogliere il senso singolare che ciascun paziente attribuisce ai suoi sintomi per poterlo aiutare.
Poniamo al centro l’ascolto per valorizzare la parola del soggetto e la posizione dalla quale questi dice ciò che dice.” Dott.ssa Valentina Carretta
La psicoanalisi è un’esperienza soggettiva.
Freud la chiama “cura della parola”. E’ un metodo che permette al soggetto, tramite la parola, di incontrare e, successivamente, farsi carico di ciò che lo fa soffrire e che gli si presenta sotto la forma enigmatica di un sintomo. Compito del professionista sarà quello di aiutare il soggetto a costruire una domanda, ad aprirsi a degli interrogativi, i suoi interrogativi, sostenendolo nell’ascolto di sé e nella costruzione delle proprie personali risposte, facendosi partner nel lavoro del soggetto.
In ottica psicoanalitica il sintomo è un messaggio da interpretare, un’organizzazione simbolica, un discorso che contiene un senso. È la soluzione di compromesso che il soggetto ha inconsciamente trovato per far fronte ad altro di cui può non essere ancora consapevole.
Il sintomo “parla” innanzitutto a colui che lo patisce e il soggetto può soffermarsi a notare come il sintomo gli faccia segno di qualcosa al di là della sofferenza che esso comporta. Questo porta la persona a darne una pre-interpretazione, una lettura che spesso orienta verso la consultazione con un professionista al fine di interpretare meglio questo curioso messaggio dal significato sconosciuto. Si potrebbe quindi affermare che il soggetto, a sua insaputa, nel sintomo e per mezzo del sintomo si esprime.
Queste poche righe non pretendono e non desiderano esaurire la risposta a questa domanda. Neanche volendo si potrebbe farlo, proprio a partire dal fatto che la psicoanalisi altro non è che un’esperienza soggettiva.
“Che cos’è una psicoanalisi? È leggere, ossia interpretare, nel sintomo causa di sofferenza, il messaggio occulto che vi ha depositato il desiderio inconscio. Questo desiderio non coincide affatto con quello che si vuole o si crede di volere. Molte volte le analisi iniziano proprio quando il soggetto si rende conto che c’è una scissione tra il suo volere cosciente e il suo desiderio inconscio.”
Sigmund Freud
Sigmund Freud (1856-1939) è il Padre della psicoanalisi. Lui stesso la definisce “[…] un procedimento per l’indagine di processi psichici cui altrimenti sarebbe pressoché impossibile accedere; […] un metodo terapeutico (basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici; […] una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica.”. Laureatosi in medicina nel 1881, nel 1885 diventa specialista in malattie nervose e comincia a lavorare a Parigi con il celebre clinico Charcot. Con lui incontra per la prima volta l’isteria, qualcosa di profondamente nuovo e diverso rispetto al sapere medico in quanto i sintomi isterici fanno eccezione al sapere convenzionale essendo sintomi corporei che però non hanno un’eziologia, ovvero una causa, nel corpo. Dalla successiva collaborazione con Breuer nascono, nel 1895, gli “Studi sull’Isteria”. Nel 1900 pubblica “L’interpretazione dei sogni”, testo rivoluzionario dove si evidenzia come i sogni parlino all’essere umano e dell’essere umano in quanto Freud identifica il sogno come la “via regia” per l’inconscio. L’elaborazione delle teoria freudiana poggia su alcuni concetti fondamentali, quali il transfert, la prima e seconda topica (conscio, preconscio, inconscio; Es, Io, Super-Io), il complesso di Edipo, la libido, il conflitto tra Eros e Thanatos, … . Nel 1908 si tiene il primo Congresso della Società Psicoanalitica Internazionale. La produzione editoriale freudiana è raccolta nei 12 volumi delle Opere edita da Bollati Boringhieri.
Jacques Lacan
Jacques Lacan (1901-1981) è lo psicoanalista francese famoso per aver posto il suo insegnamento sotto l’insegna di un ritorno a Freud. Il suo scopo non è stato quello di rifondare la psicoanalisi né di inventare nuove forme di psicoterapia. Egli si è dato come obiettivo quello di chiedersi a quali condizioni la psicoanalisi fosse possibile, di interrogarla a partire dall’esperienza clinica. Lacan ha voluto condurre la logica della scoperta freudiana fino alle sue ultime conseguenze e, infine, si è applicato alla formazione dello psicoanalista perché possa essere all’altezza del suo compito.
Lacan ha fatto ricorso ai vari saperi dello scibile per elucidare quel dato che sfugge alla coscienza e che Freud chiamò inconscio. L’asse del suo insegnamento è pertanto sempre centrato sulla pratica clinica della nevrosi, della perversioni e della psicosi.
Alla fine della sua vita, la clinica psicoanalitica che egli aveva affinato ha permesso un’approccio diverso delle varie forme di psicosi, soprattutto di quelle poco eclatanti, ma subdole, che Jacques-Alain Miller chiamerà «ordinarie», come pure la presa in considerazione di sintomi collegati con la modernità e che chiamiamo «nuovi sintomi».
Gli strumenti teorici e clinici che egli ha lasciato nel suo insegnamento promettono di essere fecondi non solo nel campo psicoanalitico, ma anche in altri settori, come in quello sociale, filosofico, artistico e addirittura politico.
Secondo Lacan uno psicoanalista è e deve essere sempre in formazione, e formazione in linea con la scoperta di Freud, ossia l’inconscio.
Tratto da Antonio Di Ciaccia, «Lacan, Jacques», lemma in: F. Barale et alii (a cura di), Psiche. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, vol. II, Einaudi, Torino, 2007.
Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano
La Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano (SLP CF) è stata fondata nel maggio 2002 e fa parte dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (AMP). Riprende e sviluppa l’orientamento che Jacques Lacan ha dato alla psicoanalisi facendone una modalità di cura particolarmente duttile, svincolata da standard rigidi, versatile, agile. Questo ha permesso di estendere l’ambito d’applicazione della psicoanalisi, potenziandone l’efficacia nel trattamento.
Attingendo alle innovazioni scientifiche e culturali contemporanee Lacan ha completamente aggiornato e ringiovanito la psicoanalisi facendone uno strumento per affrontare le nuove forme che la sofferenza psichica ha man mano assunto nella società moderna.
Diversamente dai suoi predecessori, Lacan ha voluto una Scuola di psicoanalisi anziché una Società, perché ha messo nettamente l’accento sull’importanza della formazione degli psicoanalisti.
Tratto dal sito ufficiale della SLP CF (www.slp-cf.it)
La formazione psicoanalitica lacaniana è molto rigoroso e passa necessariamente attraverso tre punti più uno, ovvero il conseguimento della specializzazione quadriennale post lauream in psicoterapia psicoanalitica ad orientamento lacaniano:
- l’analisi didattica a due/tre sedute settimanali del terapeuta, con una durata generalmente superiore ai 15 anni perchè “l’unica formazione è quella dell’inconscio” afferma Jacques Lacan
- il controllo con un analista di maggiore esperienza a cui un terapeuta si sottopone con costanza per tutto l’arco della sua carriera professionale
- la Scuola di psicoanalisi (società scientifica) che sostiene adeguatamente la prospettiva del desiderio dell’analista
La formazione di questi professionisti prosegue per tutti gli anni dell’esercizio propria professione.
“L’analista deve aver fatto una lunga analisi, deve aver lavorato il suo narcisismo mettendo a dura prova quell’apparato che è l’Io per porsi poi con l’analizzante come strumento che fa funzionare il dispositivo analitico, la messa in moto dell’inconscio. L’analista deve decadere dalla supposizione di sapere e anche di potere che gli viene attribuita nel transfert, per lasciare che l’analizzante trovi la sua verità, soggettiva, che non è la verità assoluta, ma quella del suo rapporto singolare con il godimento femminile, paradigma del godimento senza legge. L’analista, diceva Lacan, è un oggetto al servizio del dispositivo analitico. Diciamolo pure, la psicoanalisi si occupa dell’impossibile.”
COME “FUNZIONA” LA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA?
Ma come “funziona” la psicoterapia psicoanalitica? Si tratta di una delle domande più frequenti che, ahimè, non ha una risposta univoca. La psicoanalisi è un’esperienza assolutamente soggettiva e ognuno ha il suo percorso, dove incontrerà se stesso nel profondo aumentando le proprie consapevolezze e diventando finalmente chi è veramente per condurre una vita più autentica.
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